Non è stato amore a prima vista, nonostante il volto supplichevole
di Theodore nel primo piano
della locandina o nelle
canzoni tratte dalla colonna sonora. Her ha
cominciato a ronzarmi nella testa da quando mi sono accorta che fosse tra i candidati
a Miglior Film per l’edizione 2014 dei premi Oscar.
La trama è semplice e lineare: Theodore è uno scrittore che conduce una vita
solitaria. Nonostante si dedichi, per lavoro, a scrivere intime e appassionate
lettere d’amore per altri, gli è difficile esprimere i propri sentimenti. Per
questo divorzia da Catherine,
amica, confidente e compagna sin dall'infanzia. Poi si innamora di
Samantha: un sistema operativo parlante e innovativo, capace di provare
sensazioni e sentimenti come gli umani.
In una Los Angeles futuristica, la tecnologia avanzata ha permesso di oltrepassare i limiti fra esseri umani e macchine, permettendo loro di instaurare rapporti di ogni tipo. Ovviamente i primi non stanno al passo con la rapida capacità di evolversi dei secondi. Theodore, infatti, rimane spiazzato quando Samantha gli confessa di avere relazioni con altri 641 utenti.
Questo film è ciò che dobbiamo aspettarci in futuro? Rapporti e relazioni, cioè, basati su una tecnologia onnipresente e imperante? Oppure un’indagine di quanto le relazioni umane siano intime e rischiose nello stesso tempo? Il mondo contemporaneo, dopotutto, è proprio questo: un insieme di insidie, emozioni, malinconia, iperattività, connessioni e distanze.
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